Ιταλική γλώσσα

Ένα ιστολόγιο αφιερωμένο στην Ιταλία, στην ιταλική γλώσσα και στην εκμάθηση της...
English French German Spain Italian Dutch Russian Portuguese Japanese Korean Arabic Chinese Simplified

martedì 26 febbraio 2013

Articoli: Carceri, Italia condannata per le condizioni dei detenuti


di Giovanni Trotta/mar 8 gennaio 2013




L’Italia viola i diritti dei detenuti tenendoli in celle dove hanno a disposizione meno di 3 metri quadrati. La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha oggi condannato l’Italia per trattamento inumano e degradante di 7 carcerati detenuti nel carcere di Busto Arsizio e in quello di Piacenza. La Corte ha inoltre condannato l’Italia a pagare ai sette detenuti un ammontare totale di 100 mila euro per danni morali. Nella sentenza la Corte invita l’Italia a porre rimedio immediatamente al sovraffollamento carcerario. Nella condanna emessa oggi, i giudici della Corte europea dei diritti umani constatano che il problema del sovraffollamento carcerario in Italia è di natura strutturale, e che il problema della mancanza di spazio nelle celle non riguarda solo i 7 ricorrenti: la Corte ha già ricevuto più di 550 ricorsi da altri detenuti che sostengono di essere tenuti in celle dove avrebbero non più di 3 metri quadrati a disposizione. I giudici chiamano quindi le autorità italiane a risolvere il problema del sovraffollamento, anche prevedendo pene alternative. I giudici domandano inoltre all’Italia di dotarsi entro un anno di un sistema di ricorso interno che dia modo ai detenuti di rivolgersi ai tribunali italiani per denunciare le proprie condizioni di vita nelle prigioni e avere un risarcimento per la violazione dei loro diritti. L’Italia viene condannata una seconda volta per aver tenuto i detenuti in celle troppo piccole. La prima condanna risale al luglio del 2009 e riguardava un detenuto nel carcere di Rebibbia di Roma. Per il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si tratta di una «mortificante conferma della incapacità del nostro Stato a garantire i diritti elementari dei reclusi in attesa di giudizio e in esecuzione di pena». Tra l’ironico e l’amaro il commento di Marco Pannella che proprio su questo tema sta conducendo una battaglia con sciopero della fame e della sete: «Mi fa piacere che Napolitano, massimo responsabile della flagranza di reato dell’Italia nei confronti dei diritti umani e della democrazia, ora sia mortificato, bene. La condanna ennesima arriverà, perché siamo in flagranza come Italia da delinquenti professionali, non solo contro il popolo italiano ma contro l’Europa e le sue istituzioni». Prosegue il leader radicale: «Il vero problema che ci rimproverano è che siamo responsabili del fatto che ci sono 10 milioni di processi civili e penali e nelle carceri 20mila persone che quando avranno la sentenza saranno ritenuti innocenti». Sulla vicenda interviene il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, che «Nel giorno della condanna dell’Europa per la difficile situazione delle nostre carceri, voglio esprimere solidarietà e vicinanza al consigliere del sindacato penitenziario Sappe, Aldo Di Giacomo, da un mese in sciopero della fame per sollecitare la riforma della giustizia. Il problema del sovraffollamento delle carceri si risolve in primo luogo con una giustizia giusta, rapida e certa». Per Gasparri «è impensabile che ancora oggi almeno il 40% della popolazione detenuta sia in attesa di giudizio per colpa di un sistema lento e macchinoso. Con Alfano ministro della Giustizia – ricorda – molto è stato fatto per rendere più snello il sistema, a cominciare dall’informatizzazione delle procure. Ma la strada – conclude – è ancora lunga e i rilievi dei giudici di Strasburgo impongono un’accelerazione. Condivido quindi le motivazioni di Di Giacomo – conclude Gasparri – e lo invito a desistere dalla sua protesta in considerazione delle sue precarie condizioni di salute. E sollecito tutte le istituzioni a dare risposte immediate».



πηγή; http://www.secoloditalia.it/2013/01/carceri-italia-condannata-per-le-condizioni-dei-detenuti/

Nessun commento:

Posta un commento