Ιταλική γλώσσα

Ένα ιστολόγιο αφιερωμένο στην Ιταλία, στην ιταλική γλώσσα και στην εκμάθηση της...
English French German Spain Italian Dutch Russian Portuguese Japanese Korean Arabic Chinese Simplified

domenica 30 settembre 2012

Gabriele D' Annunzio: La pioggia nel pineto

Ένα από τα πιο όμορφα ποιήματα της ιταλικής γλώσσας.. ένα ζευγάρι βρίσκεται μέσα στο δάσος, εκείνος προσκαλεί την αγαπημένη του Ερμιόνη να σωπάσει για να μπορέσει να αφουγκραστεί τις λέξεις τις φύσης, είναι αυτή η βροχή που αγκαλιάζει το δάσος, που προκαλεί την φύση να μιλήσει, αυτό το κλάμα του ουρανού στο οποίο συμμετέχει η φύση, τα δέντρα είναι σαν μουσικά όργανα που ανταποκρινόμενα στο χάιδεμα της βροχής, της απαντούν το καθένα με τον ήχο του και ναι.. είναι και τα τζιτζίκια που σωπαίνουν  για να μιλήσει η βροχή με το χώμα και οι λυτρωτικές σταγόνες αυτής της βροχής που περικλείουν μέσα τους τους δύο ερωτευμένους μεταμορφώνοντας τους και ενώνοντας τους με την φύση, μαγεμένοι και ταυτόχρονα λυτρωμένοι. Πανέμορφες εικόνες, ακούγοντας το σίγουρα θα μεταφερθείτε σε αυτό το δάσος...


Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole piu' nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove sui mirti divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
sui ginestri folti
di coccole aulenti,
piove sui nostri volti silvani,
piove sulle nostre mani ignude,
sui nostri vestimenti leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude novella,
su la favola bella
che ieri
l'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione

Odi? La pioggia cade
su la solitaria verdura
con un crepitio che dura
e varia nell'aria
secondo le fronde
piω rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
nθ il ciel cinerino.
E il pino ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi sotto innumerevoli dita.
E immersi
noi siam nello spirto silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
e' molle di pioggia
come un foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.


Ascolta, ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
piω sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
piω roco
che di laggiω sale,
dall'umida ombra remota.
piω sordo e piω fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancora trema, si spegne,
risorge, treme, si spegne.
Non s'ode voce del mare.
Or s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
piω folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell'aria
θ muta; ma la figlia
del limo lontane,
la rana,
canta nell'ombra piω fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.


Piove su le tue ciglia nere
sμ che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita θ in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto θ come pesca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i malleoli
c' intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove si nostri volti
silvani,
piove sulle nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
sui freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
sulla favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.


Nessun commento:

Posta un commento